L’altura di S. Zeno è un monte in roccia (calcare di Moltrasio) innalzatosi insieme a tutti gli altri monti intelvesi durante l’orogenesi alpina, che ha avuto il suo culmine intorno a 20 milioni di anni fa; la sua forma conica è dovuta alla successiva azione dei ghiacciai che l’hanno “levigato” durante le numerose glaciazioni (l’ultima, detta Glaciazione di Cantù, è culminata circa 20.000 anni fa), che gli hanno “appoggiato” anche una morena dalla parte del Pian delle Alpi. Il monte si trova alla confluenza di diversi territori: la zona centrale della Valle Intelvi, il suo sbocco verso il lago di Como e il valico verso la valle di Muggio; territori cui potevano corrispondere diverse comunità locali.
Forse per questa sua posizione e per la sua forma particolare è stato scelto come probabile luogo di culto in epoca preromana: poco sotto la sua vetta è stato infatti rinvenuto pochi anni fa un deposito votivo con più di 80 “simulacri di fibula” in bronzo databili al V secolo a. C. (Cultura di Golasecca); si tratta di fibule appositamente non terminate, in quanto destinate a un uso cultuale, come si riscontra in altri simili ritrovamenti
Nei pressi della vetta è segnalata anche una sorgente, apparentemente alimentata dall’evaporazione di una falda acquifera sotterranea.
Nelle epoche successive e nel Medioevo il monte si è trovato a sovrastare il punto d’incontro di due importanti vie, nominate negli statuti di Como del 1335: la strada della Valle Intelvi (che univa Argegno a Osteno) e quella della valle di Muggio, che attraverso il Bonello metteva in comunicazione Chiasso con Casasco (una variante poteva passare per Erbonne).
Non sappiamo quando questo probabile sito pagano sia divenuto cristiano: il culto di S. Zeno(ne) è documentato a Campione nell’VIII secolo, presso la famiglia longobarda detta “dei Totoni”; per il nostro monte vi è solo una leggenda più tarda che narra come dei magistri intelvesi, di ritorno dal cantiere romanico della chiesa di S. Zeno(ne) di Verona, colti da una tempesta sul lago doppiando la punta di Bellagio, avrebbero fatto voto al Santo, in caso di salvezza, di erigergli una chiesetta in cima al monte che avrebbe poi preso il suo nome.
Una simile tradizione esiste anche per una chiesa dedicata a S. Zeno(ne) nei pressi di Pontida.
Al di là della leggenda, sappiamo comunque che la nostra chiesetta (crollata a partire dal 1956 a causa di un fulmine e in buona parte ricostruita intorno al 2000) è stata consacrata nel 1215 dal vescovo di Como Guglielmo della Torre, come è attestato da un lapide ritrovata tra le macerie, ma di cui era stato fatto un calco già nel 1912.
Costruendo il campanile nel 1888, pare siano venute alla luce due tombe con scheletri “di grandi dimensioni”: purtroppo si tratta di racconti scarsamente documentati.
Presso la chiesetta, rimaneggiata in epoca soprattutto barocca, era stato istituito anche un romitaggio e il luogo era oggetto di grande venerazione: vi giungevano contemporaneamente processioni da Schignano, Cerano, Casasco e valle di Muggio.
Marco Lazzati