Durante la preistoria e la protostoria, il principale ingresso alla Valle Intelvi era verosimilmente costituito dalla valle di Muggio (percorsa dal torrente Breggia), l’unica a sfociare in aperta pianura, tra Chiasso e Mendrisio: in assenza di strade e di efficiente navigazione gli sbocchi di Argegno e di Osteno (circondati da pendii a picco sui laghi) restavano abbastanza proibitivi per quelle epoche e potevano essere raggiunti probabilmente solo dall’interno della valle.
Unica alternativa in epoca preromana poteva essere costituita dalla Valmara che sbocca su di una lingua di terra quasi pianeggiante che la separa dalle sponde del Ceresio: da Capolago si poteva probabilmente giungere a Melano percorrendo un tratto poco elevato e non a picco sul lago e quindi salire a Rovio, dove fu rinvenuta in effetti una necropoli relativa al Bronzo Recente (cultura di Canegrate, XIII sec. a.C.). Da Rovio e da Arogno si poteva poi risalire l’incassata Valmara o trovare percorrenze esterne, fino a raggiungere la zona di Lanzo e del Caslè di Ramponio, ove troviamo le tracce di un castelliere risalente alla tarda Età del Bronzo (1200-900 a. C., ma forse frequentato anche in seguito), oggetto di uno scavo archeologico da parte del Museo di Como. Poco sotto, nei pressi di un masso coppellato, è stato individuato un più antico insediamento dell’Età del Rame, datato al 3200-2600 a. C.
Ma torniamo alla valle di Muggio: i ritrovamenti archeologici di Erbonne [Microselci scheggiate in forme geometriche risalenti al mesolitico recente (6000-5500 a.C.), ceramiche della tarda Età del Bronzo, un bellissimo esemplare di ascia ad alette terminali (VIII sec. a.C.), una tomba gallica dell’epoca della Romanizzazione (II-I sec. a.C.)] sembrano confermare l’antichità di questa via di accesso alla Valle Intelvi; dall’alta valle del Breggia si poteva confluire in Valle Intelvi attraverso la bocca di Orimento o il passo del Bonello e quindi scendere ad Argegno attraverso Schignano (ove si rinvenne una tomba gallica del II sec. a. C.) e la località S. Anna, lungo un percorso diretto e semplice, che ha l’aria di essere assai antico; oppure si poteva attraversare la valle e puntare verso Ramponio e Osteno.
Secondo alcuni studiosi svizzeri (Schäffer, Donati) la valle di Muggio fu un’importante via di comunicazione anche nell’Alto Medioevo, in quanto si sarebbe trovata (insieme alla Valle Intelvi) lungo la direttiva che univa i due importanti centri fortificati di Castelseprio (VA) e dell’Isola Comacina. A parziale sostegno di questa ipotesi ci sono alcuni ritrovamenti: oltre ai resti di una villa tardoromana, a Morbio Inferiore l’oratorio di S. Giorgio nasconde le tracce di un precedente edificio del VII secolo, mentre a Castel San Pietro, nei pressi della “chiesa rossa” e di fortificazioni viscontee, sono venute alla luce strutture altomedievali e monete del VI secolo; nel comune di Sagno (ma in parrocchia di Morbio Superiore) sorge, in posizione assai strategica, l’oratorio di S. Martino, di origine romanica, ma preceduto da edifici più antichi (VI-VII secolo) e ampiamente rimaneggiato, con un frammento di lapide di età gota ora conservato all’interno dell’oratorio, sul quale si legge il nome del console Eutarico Cillica (genero di Teodorico) console in Italia nel 519.
Dagli statuti comaschi del 1335 (Volumen magnum), nella sezione relativa alla manutenzione delle vie pubbliche, sappiamo che una strada collegava la Valle Intelvi alla valle di Muggio: tale via partiva dal “ponte de la Roda” di Chiasso e, transitando per una non ben identificata “pessina”, si dirigeva verso Casasco (“…usque ad pessinam que est inter mugium et casaschum”). La località citata è forse quell’Alpe di Pessina oggetto di una controversia confinaria tra Casasco e Schignano nel 1583 e potrebbe identificarsi o con l’Alpe della Bolla (nella toponomastica lombarda “pessina” può indicare il “luogo dove si abbeverano gli animali”, quindi una “bolla”) o con la bolla tutt’ora esistente presso il passo del Bonello (se antica), o infine con la bolla di Ermogna. Le tre suddette bolle (vicine tra loro) si trovavano lungo l’antico percorso che dalla valle di Muggio conduce a Casasco, transitando non molto lontano dal millenario sito di Erbonne.
Marco Lazzati